Il 24 ottobre la deputata Laura Boldrini, eletta nella lista del Partito democratico, ha criticato la scelta di Meloni, chiedendosi su Twitter: «La prima donna premier si fa chiamare al maschile, il presidente. Cosa le impedisce di rivendicare nella lingua il suo primato?». Secondo Boldrini, infatti «la Treccani dice che i ruoli vanno declinati», e quindi la decisione di Meloni sarebbe impropria. Nel 2013, quando Boldrini era stata eletta presidente della Camera dei deputati, aveva espressamente chiesto di essere chiamata “la presidente della Camera”, e non “il presidente”.

Ma davvero la Treccani stabilisce quali sostantivi o pronomi sia necessario utilizzare nelle comunicazioni istituzionali? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.

Innanzitutto, va sottolineato che, sebbene siano largamente riconosciute come punti di riferimento autorevoli nell’ambito della lingua italiana, istituzioni come l’Accademia della Crusca o l’Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti, comunemente nota come Treccani, non hanno l’autorità necessaria per stabilire quali formule o termini sia necessario utilizzare in ambito istituzionale. Possono comunque fornire pareri e consigli in merito a specifici dubbi grammaticali, ortografici o di sintassi.

Per quanto riguarda il termine “presidente”, sia la Treccani sia l’Accademia della Crusca concordano sul fatto che la forma femminile più appropriata sia “la presidente”, mantenendo quindi il sostantivo invariato per maschile e femminile e cambiando invece l’articolo che lo precede.

L’Accademia della Crusca aveva già affrontato la questione nel 2009, poco dopo l’elezione della sua prima presidente donna, Nicole Maraschio, che aveva deciso di utilizzare la formula “la presidente” per indicare il proprio ruolo. «Bastano l’articolo e l’eventuale accordo [con successivi aggettivi] a definire, insieme, il genere e la funzione» di un incarico, aveva spiegato Maraschio. Secondo l’Accademia, da un punto di vista linguistico il settore dei nomi professionali è «alquanto delicato, denso di implicazioni sociali, comunicative, psicologiche e giuridiche», in cui le modifiche spesso non dipendono da necessità grammaticali ma dai «cambiamenti sociali» e dal «nuovo ruolo della donna nella società contemporanea».

La Treccani definisce la parola “presidente” come un sostantivo maschile che però può essere usato, accompagnato dall’articolo femminile, anche per le donne. La formula “presidentessa”, invece, «è ormai usata quasi esclusivamente per indicare, in tono scherzoso, la moglie di un presidente», e non si addice quindi a una donna che ricopre in prima persona il ruolo di presidente del Consiglio.

Informate la Boldrini.

Sezione: L'editoriale / Data: Mar 25 ottobre 2022 alle 14:39 / Fonte: politicanews
Autore: Susanna Marcellini
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