“Debora Serracchiani avrebbe potuto chiedere alle colleghe del suo partito in Consiglio comunale a Roma un giudizio su Rachele Mussolini piuttosto che “condannarla” solo per il suo cognome. Discriminare una persona che, grazie al suo impegno e al suo lavoro, è stata eletta per la seconda volta dai cittadini in un’assise democratica è grave e frutto di una cultura che considera le donne come un oggetto e non in grado di dimostrare le proprie capacità. La dottoressa Rachele Mussolini, laureata e madre di due figlie, in cinque anni ha lavorato per i romani ed è per questo che ha moltiplicato esponenzialmente i suoi consensi: nel 2016 aveva lo stesso cognome e fu eletta con poche centinaia di preferenze, mentre questa volta è risultata la più votata a Roma. Il capogruppo del Pd alla Camera avrebbe quindi potuto esprimere soddisfazione nel rilevare che una donna raccolga così grande consenso per le sue qualità e il suo lavoro anziché stigmatizzarla, giudicandola per il cognome di suo nonno.

Le donne si rispettano sempre a prescindere dal nome che portano. In Fratelli d’Italia è così sempre, mentre nel Pd la battaglia in loro difesa si fa solo quando conviene al partito”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Sezione: Politica italiana / Data: Gio 07 ottobre 2021 alle 20:50
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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